Una famiglia, un territorio, un vino
Siamo Italiani, ed in quanto tali siamo cresciuti a pane e vino, così ci dicevano i nostri nonni e forse oggi questo acquista per noi un senso. Proprio come quando eravamo bambini e volevamo assaggiare il vino dei grandi e, magari i nostri nonni, per accontentarci ne versavano due dita annacquate in mezzo litro d’acqua.
Per noi, come allora, il vino è territorio, passione, amore ma soprattutto famiglia. Quando avete una brutta giornata non volete solamente versarvi un bicchiere di vino e lasciar andare via tutti i pensieri?
Ebbene la scelta non deve ricadere su un vino qualunque ma su un vino che vi possa dare emozioni, quelle esatte emozioni che, con tanta curiosità, cercavamo da bambini. Oggi vi presentiamo un vino i cui sapori sono quelli da noi cercati e voluti, quelli con cui siamo cresciuti e che ancora oggi ricerchiamo in ogni calice.
Il vino è il veicolo, è il “messaggio nella bottiglia” che, proprio come il testo narrativo di uno scrittore, ambisce a essere letto e compreso per arrivare direttamente al cuore. È Mastroberardino, il vino di una famiglia che si impegna da oltre 10 generazioni per portare sulle nostre tavole emozioni vere, un vino espressione di territorio e frutto di ricerca ed innovazione continua.
Una storia di famiglia, territorio e passione
La famiglia Mastroberardino, punto di riferimento della vitienologia italiana, è riconosciuta come la paladina dei vitigni autoctoni dell’Irpinia e della Campania. Ha infatti posto sempre grande cura nella tutela e nella valorizzazione di varietà come l’Aglianico, il Fiano, il Greco, la Falanghina, il Piedirosso, la Coda di volpe, le cui origini risalgono alla colonizzazione greca e alla civiltà romana.
Possiamo infatti affermare che l’innovazione, la ricerca, la sperimentazione hanno accompagnato Mastroberardino nell’opera di recupero e di rilancio dei biotipi più antichi, con il solo fine di salvaguardare la biodiversità ed accrescerne il potenziale qualitativo.
Le prime tracce della cantina nell’attuale sede di Atripalda, alle porte di Avellino, risalgono agli inizi del Settecento. Da allora ai nostri giorni si contano dieci generazioni di famiglia, fino ad arrivare ad oggi la cui guida delle attività di famiglia è affidata a Piero Mastroberardino, viticoltore della decima generazione ed al timone dell’azienda dalla metà degli anni Novanta.
La missione dell’azienda resta oggi a difesa dei valori vitivinicoli tradizionali, con occhio attento all’innovazione e all’interpretazione moderna dei propri vini, in una sapiente sintesi tra il carattere e lo stile della cultura antica e le più avanzate tecnologie qualitative.
Il Territorio: mero terroir o tela bianca?
Il concetto di “territorio” spesso viene malinteso quando si parla di vino e soprattutto quando si esaspera il significato di una sua innata “vocazione”. Per questa via però la vocazione, da stimolo alla creatività, diviene gabbia. Un’accezione assai diffusa, soprattutto nel nostro Paese, che vede il territorio come una sorta di scrigno contenente un valore statico, inviolabile, dalla funzione predeterminata. Per Mastroberardino il concetto di territorio è molto importante: non è una reliquia, né un dogma. Se lo fosse, poche o nulle sarebbero le opportunità di estrarne un’identità d’impresa unica.
Il territorio, per Mastroberardino, è un set di opportunità e vincoli da cui estrarre, anche in maniera creativa, combinazioni di condotte finalizzate alla propria missione. Un po’ come fa il pittore quando da una certa tavolozza di colori decide quali selezionare, in che quantità, in quale sequenza e in che area della tela usarli. Il risultato, frutto della stessa tavolozza, sarà sempre e comunque espressione dell’artista. Questo è il territorio per l’azienda, e questo rappresenta l’Irpinia per Mastroberardino.
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