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sabato, Luglio 27Storie, Racconti, Notizie sul mondo del Wine & Beverage

Un Crémant de Bourgogne

Ah le bollicine…!!!

Si, lo ammetto, nel lungo tempo passato a stappar bottiglie i miei gusti e scelte si sono evoluti, sono cambiati, si sono a volte trasformati portando ciò che preferivo a ciò che oggi cerco di evitare e viceversa e, il mondo delle bollicine, almeno ancora oggi, domina incontrastato quando devo prendere una bottiglia da uno scaffale o quando decido di andare a visitare una cantina.

Negli ultimi anni, soprattutto in Italia, sono moltissimi i produttori che hanno deciso di dedicare una linea, il più delle volte nuova linea, ad una bollicina che cerchi di riflettere la loro filosofia ed il loro modo di intendere il vino, il più delle volte proponendo novità assolute a livello di vitigno o di sapori che riescono a tirar fuori dai calici e, in questo immaginario viaggio protagonista oggi delle mie scelte, una parte importante doveva essere necessariamente lasciata al Fabriqué en France perchè, a torto o ragione, ancora oggi sono i nostri cugini d’Oltralpe a dettar legge in questo campo.

Winelivery, con la selezione di vini in inarrestabile crescita che propone al mercato tramite il suo sito, mi sta dando (ndr: meglio dire regalando) una grande possibilità di assaggiare e degustare un sempre maggior numero di etichette e, a proposito di Francia, risale ormai ad alcuni mesi fa l’inizio di una collaborazione con un selezionatore di realtà transalpine che, grazie ad un paziente lavoro di scelta e selezione, ci ha messo a disposizione oltre cinquanta diverse referenze dove, tra le altre, spiccano non poche etichette proprio di bollicine che, sin dal primo momento, hanno destato la mia curiosità enologica e di buon bevitore.

Crémant o Champagne?

Tra queste, dove ovviamente dominano Champagne in ogni e diversa tonalità e modalità di produzione, mi avevano colpito delle bottiglie provenienti da Savigny Lès Beaune, piccolo paese dove, da lunghissimo tempo, si lavorano e producono vini spumanti di ottimo livello capaci non solo di non sfigurare innanzi al più rinomato capostipite ma, alcune volte, di andarlo a scalzare proprio grazie alla piacevolezza ed intensità dei méthode traditionnelle che vedono la luce in questa parte di Francia e che, insieme a moltissimi altri, possono fregiarsi del nome Crémant.

A questo punto, non essendo mia intenzione tediare parlando della categoria dei Crémant che, ad oggi, ha saputo praticamente equipararsi a quella degli Champagne, mi limito a dire che la differenza fondamentalmente tra i due consiste nel fatto che un metodo classico con rifermentazione in bottiglia può chiamarsi Champagne solo ed esclusivamente se prodotto nella sola zona di Epernay mentre, se prodotti nel resto della Francia si chiama, appunto, Crémant.

Le bollicine di Paul Chollet

Tornando alle bottiglie di cui parlavo poc’anzi, inizio col dire che vengono prodotte dalla cantina Paul Chollet che, grazie ad un lavoro iniziato sin dal 1955, oggi propone diverse tonalità di méthode traditionnelle tra cui, nella nostra disponibilità abbiamo Blanc Brut ZeroRosè BrutBlanc Demi-secBlanc de Blancs ed un Blanc de Noir, tutti ovviamente AOC e facenti parte della categoria Crémant.

Tra queste, ieri, ho deciso di assaggiare il Brut Zero, prodotto con il 70% di Pinot Noir ed il restante 30% Chardonnay senza l’aggiunta di alcunché salvo il classico liqueur de tirage di produzione sempre della cantina e che, una volta messo nel bicchiere ha saputo regalare dei profumi dove, senza grandi difficoltà, si riuscivano a distinguere i caratteri distintivi di entrambi i vitigni, passando dalle note di frutta rossa del pinot noir fino a quelli caratteristici e tropicali dello chardonnay.

La spuma è risultata subito invitante grazie ad una effervescenza immediata ed immediatamente passata alla sua caratteristica di cremosità, capace di sprigionare, sempre al naso, delle sensazioni di mineralità tanto invitanti da ritrovarle, poi, una volta in bocca, nel finale della degustazione quando la sapidità e l’acidità del Crémant mi hanno portato, quasi necessariamente, a versarne un altro calice.

Corposo, molto piacevole e salino sul palato, ho trovato uno spumante direi praticamente perfetto per gli aperitivi o per coloro che ricerchino una bollicina capace di accompagnare per intero un pranzo dove il pesce domina la scena perchè, proprio grazie a tre componenti fondamentali come mineralità, salinità e lunghezza, ci si ritrova ad avere a che fare con un vino capace di “sgrassare” la bocca invitando sia ad un nuovo boccone sia ad un nuovo, e mi raccomando, sempre fresco calice di vino!

Nei prossimi giorni, considerata l’enorme curiosità che questa bottiglia è stata capace di destarmi, magari con qualche affezionato cliente milanese, aprirò il Rosè Brut ed il Blanc de Noir per ancor meglio capire come questo vigneron interpreti le sue uve ed i suoi terroir, sempre pronto a modificare ed aggiustare il mio personale tiro, sempre e comunque bisognoso di allargare le vedute e necessariamente votato ad assaggiare perchè, come ovviamente tutti saprete, è praticamente impossibile sia professarsi conoscitori sia, tanto meno, esperti di vino in un panorama enologico dove le novità e le scoperte sono sempre di più all’ordine del giorno…proprio come con questo Crèmant de Bourgogne Paul Chollet Brut Zero!