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sabato, Novembre 23Storie, Racconti, Notizie sul mondo del Wine & Beverage

I 5 consigli di Winelivery sui vini vegani

Alzi la mano chi ancora crede che il vino sia una semplice spremuta di uva fermentata. E che dunque sia “naturalmente” adatto anche alla tavola dei più rigidi osservanti della filosofia vegana. Se anche voi appartenete a questo vasto gruppo di fiduciosi/ottimisti, sappiate che vi state sbagliando di grosso. E ora vi spieghiamo il perché.

Bio vuol dire…

Durante il processo di lavorazione di un vino tradizionale, infatti, anche se certificato BIO, possono essere usati prodotti di origine animale. A partire dalla campagna, dove tradizionalmente si usa il concime animale per stimolare la crescita delle piante. Fino in cantina dove normalmente si usano colla di pesce e albumina durante la fase di chiarifica che precede l’imbottigliamento. Entrambe queste pratiche, sia chiaro, sono perfettamente ammesse dalla legge e – fino a prova contraria – non risulta che causino alcun problema alla salute. E’ chiaro, però, che per essere coerenti con i dettami della filosofia vegana i praticanti più rigidi possono comunque avere qualche problema anche di fronte a un’innocua bottiglia di vino.

Immagine correlataPer fortuna da qualche tempo diversi produttori si sono dati da fare per venire incontro alle necessità di questi nuovi appassionati/consumatori.
In campagna è sparito il concime animale, sostituito da pratiche più moderne, come il sovescio, o da concimi di origine vegetale, come l’humus prodotto dagli scarti dell’agricoltura o dell’alimentazione umana. In cantina, invece, a colla di pesce e albumina si preferisce l’uso della bentonite che è un minerale di origine vulcanica.

Per concludere,

5 consigli per scegliere un vero vino vegano.

  1. Controlliamo sempre l’etichetta. A partire dal 2009 la legge impone ai produttori di vino BIO di apporre in etichetta un particolare marchietto con l’indicazione di un ente certificatore. Al momento non esiste una prescrizione equivalente per i vini vegani. Ma esistono diversi marchi che possono essere utilizzati per comunicare più efficacemente la propria scelta vegana con i consumatori. Il consiglio è quello di controllare con attenzione le etichette dei vini che ci vengono proposti e di verificare on line l’attendibilità del marchio. Tra quelli più noti: Vegan Society, Vegan Qualità Vegetariana, Certificato Vegano, Vegan e BioVegan o VeganOK.
  2. Attenzione alle diciture che possono trarre in inganno. “Cruelty free”, tanto per fare un esempio, ci potrebbe far supporre di trovarci di fronte a un prodotto amico degli animali e dunque in linea con il vegan-pensiero. In realtà non è sempre così. Non facciamoci confondere!
  3. Più che una banale scelta commerciale il “veganesimo” è un modo di vivere. Questo vuol dire che le aziende che seguono con serietà questo percorso difficilmente lo fanno solo per uno dei vini che producono. Al di là dei marchi (che a volte non vengono riportati in etichetta anche solo per un fatto di costi o di opportunità) se un’azienda è coerentemente vegana lo si capisce al volo già visitando il suo sito.
  4. Attenzione a chi ne approfitta per alzare i prezzi. Essere vegani non può essere una scusa per far pagare di più i vini. I costi di produzione, infatti, non cambiano. Sono le attenzioni a essere diverse.
  5. Per concludere, che sia tradizionale, Biologico o vegano l’importante che sia buono. Alcuni produttori, infatti, si nascondono dietro a un’etichetta per giustificare vini mediocri. Non caschiamoci, sono tutte scuse.