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martedì, Novembre 12Storie, Racconti, Notizie sul mondo del Wine & Beverage

Piérre Perignon: la grande invenzione del tappo di sughero

I maggiori coltivatori di viti e, di conseguenza, produttori del vino sono stati indubbiamente i monaci. Perché costruivano spesso i loro conventi nei territori difficili e bonificavano via via i terreni circostanti con piante che affondassero bene le loro radici nel terreno, consolidandolo.

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Tra i monaci che al vino hanno dato gran fama, uno su tutti: Piérre Perignon, vissuto nel nord della Francia a cavallo tra il 1600 e i 1700. A lui la Maison Moet et Chandon, a partire dalla vendemmia del 1921, ha dedicato quello che sarebbe diventato uno degli Champagne più famosi al mondo, il Dom Perignon, appunto.
Il monaco benedettino, infatti, passa per essere l’inventore dello Champagne, anche se la notizia non è certa, perché la storia sconfina spesso nella leggenda. Infatti, a guardar bene, i vini frizzanti esistevano già in epoca romana. Solo che erano di brevissima durata, perché una approssimativa chiusura dei contenitori del vino, fatta di solito con cunei di legno avvolti in stracci imbevuti di pece o resina, lasciava uscire facilmente il gas naturale prodotto dalla rifermentazione, quella che dava vita a gas, bollicine e spuma.
Il nostro abate-inventore era comunque dotato di un attento spirito di osservazione. Don, o Dom, Perignon, infatti, aveva notato che molti viandanti di passaggio per la sua Abazia di Hautvillers portavano appese al lungo bastone da pellegrino delle borracce di pelle o di zucca vuota, perfettamente chiuse da cilindretti di sughero. Anche se le borracce si mettevano a testa in giù, non usciva una sola goccia d’acqua.
Questi tappi derivanti dalla corteccia li usavano soprattutto i pellegrini provenienti dalla Spagna, che a loro volta li avevano adottati dai contadini iberici che allevavano il loro bestiame brado nelle immense foreste di querce da sughero di cui la Spagna è ancora densa.
Piérre Perignon, modellò e adattò quel prodotto naturale e duttile legandolo all’imboccatura dei suoi piccoli orci di vino frizzante e il gas contenuto nel liquido rimase imprigionato nei contenitori. Dunque la vera invenzione del monaco francese non fu tanto lo Champagne ma la giusta chiusura per conservarlo.


by Franco Faggiani

www.goodwinenes.tips

 

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