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giovedì, Dicembre 26Storie, Racconti, Notizie sul mondo del Wine & Beverage

L’alfabeto del vino – A… come Amarone!

“Questo non è un Amaro, è un Amarone!!!” Disse il capo-cantina Adelino Lucchese nella primavera del 1936, nella Cantina Sociale Valpolicella, dopo aver assaggiato il vino che trovò in una botte di Recioto dimenticata da chissà quanto tempo. Cos’era successo al Recioto? Il processo di fermentazione del Recioto viene interrotto a metà per consentire al vino di trattenere la parte zuccherina dell’uva: nella botte dimenticata invece, il vino ha continuato a fermentare e la parte zuccherina si è trasformata tutta in alcool, donandogli il particolare gusto secco ed amaro.

Il nome di Amarone si iniziò ad usare in etichetta dal 1938, grazie al direttore della cantina di allora, Gaetano Dall’Ora. Anche se per trovare il giusto livello di fermentazione ci vollero anni, perchè il risultato non era sempre perfetto, anzi: spesso l’Amarone usciva con un sapore dolce, ma con una nota finale che ricordava la mandorla.

Catullo

Di vino amaro se ne parlava già ai tempi degli antichi romani: il sommo poeta Catullo, nel 49 a.C., nel carme n. 27, cita “calices amariores”, ovvero bicchieri più amari. Cassiodoro, nei primi anni del quinto secolo dopo Cristo, cercando un vino per la mensa di re Teodorico, del quale era ministro, parla in una sua lettera di un vino ottenuto facendo appassire le uve, l’Acinatico, prodotto in un territorio chiamato Valpolicella. Secondo alcuni studiosi Valpolicella deriva dal latino “vallis-polis-cellae” che significa “valli dalle molte cantine”. Negli anni successivi al 1000 d.C., nel territorio della Valpolicella, il vino veniva usato per pagare i diritti feudali, come fosse denaro.

Il più pregiato dei vini veronesi ed uno dei più importanti rossi italiani, nato dall’evoluzione del Recioto, vino tra i più antichi della nostra storia vitivinicola, si caratterizza per il colore rosso carico tendente al granato con I’invecchiamento.


Una chicca?
 Nel famosissimo film Il Silenzio degli Innocenti, Hannibal Lecter racconta di aver mangiato il fegato di un uomo con contorno di fave accompagnato da un buon bicchiere di Chianti… nel romanzo scritto da Thomas Harris, dal quale fu poi tratto il film, il dottor Lecter beve un bicchiere di Amarone e non di Chianti. I produttori di Hollywood, pensando che il Chianti fosse un vino più conosciuto, hanno deciso di cambiare bottiglia.. pessima licenza poetica!

Anthony Hopkins, Hannibal Lecter

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