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giovedì, Marzo 28Storie, Racconti, Notizie sul mondo del Wine & Beverage

Pro Nobis, il Ruchè di Cantina Sant’Agata

Il Ruchè di Franco Cavallero

Considerato che già non è facile parlare e scrivere di cantine e vini…immaginatevi se il produttore è un amico ed il vino in oggetto uno dei miei preferiti…
Scurzolengo si trova in provincia di Asti dove Franco Cavallero da anni, testardamente, prosegue nella sua opera di produzione e divulgazione di un vino tanto particolare quanto diverso da quello che è l’immaginario collettivo di vino piemontese!

Inutile perdersi in lungaggini sulla storia di questo vitigno fatta di leggende e ricordi più o meno fantasiosi a riguardo di parroci, vigneti nei pressi di una chiesa o quant’altro si voglia dire (per gli interessati basta cliccare qui)…molto meglio soffermarci su cosa ci si ritrova nel bicchiere quando, a seconda della scelta della bottiglia (e quindi annata, affinamento, invecchiamento…), si comincia ad avere a che fare con un vero autoctono piemontese che dal 2010 si fregia della denominazione DOCG.

Il Ruchè è un vitigno poco diffuso e soggetto, più di altri e forse a causa della zona di produzione, alla flavescenza dorata che ogni anno fa impazzire il nostro amico Franco e che ne determina, vendemmia dopo vendemmia, un vero e proprio problema legato alla produzione quantitativa ma che, forse, porta ad una maggiore attenzione nei confronti dei grappoli prodotti e quindi, in conseguenza, ad una qualità che anno dopo anno, sta portando questa, come altre cantine, ad un livello di eccellenza che in poche altre zone italiane si riesce a trovare a patto che, in cantina, si lavori con la determinazione e la convinzione che la famiglia Cavallero profonde nella propria attività da ormai qualche generazione.

Le varianti di Ruchè: Il Cavaliere, Genesi, Na Vota, Pro Nobis e Suavissimus.

Da questa cantina sono diverse le bottiglie di Ruchè che ogni anno prendono le strade per il mondo, partendo da Il Cavaliere ed arrivando al Genesi, passando attraverso il Na Vota, il Pro Nobis ed il Suavissimus.

Tra questi il Pro Nobis è quello che riscuote maggiormente il mio favore perchè, diversamente dal solito, trovo che un paio di anni in più di affinamento siano semplicemente fondamentali per andare ad esaltare le caratteristiche principali del vitigno che, caso più unico che raro, riesce a coniugare i profumi di un vino giovane con i sapori di uno un pò meno giovane…

Tra tutti i Ruchè per noi vince il Pro Nobis

Cerco di spiegarmi meglio; ciò che colpisce subito del Pro Nobis 2015 è il colore dove, delle marcate tendenze violacee portano solitamente la mia mente e ricordi a delle Syrah francesi della Cotés du Rhone dalle parti di Gigondas quando si ha a che fare con bottiglie con almeno 4/5 anni di invecchiamento e, questa particolarità, volge l’attenzione verso sapori molto robusti, intesi ma anche ruvidi e talvolta molto legati alla terra, anticipati da profumi di viola e frutti di bosco maturi accompagnati da intriganti note speziate per nulla velate. Detto questo e tornando al Pro Nobis…nulla di più sbagliato almeno alla prima sensazione quando si appoggia il bicchiere sulle labbra, salvando le note di speziatura che rappresentano, sempre e comunque, una delle principali caratteristiche del vitigno.
Quando poi l’assaggio progredisce e si comincia a godere delle vere caratteristiche del vino quel che prima colpisce e poi convince, è l’eleganza di ciò che si sta assaggiando dove, delle note vellutate e di scorrevolezza anticipano una robustezza al momento del deglutire che impressiona, portando solitamente il degustatore a girare la bottiglia per verificarne l’annata di produzione perchè, solitamente, tali spalle larghe si ritrovano in altri vitigni ed altre annate. A mio modestissimo parere, oltre alle innate caratteristiche di questo particolare vino, c’è molto di Sant’Agata in questa interpretazione e, soprattutto, molto di Franco col quale, dopo aver aperto e goduto di tantissime e diverse bottiglie, so riconoscerne la firma sui suoi di vini dove, va bene l’eleganza, va bene la scorrevolezza e la piacevolezza di beva…ma è pur sempre un piemontese del basso Monferrato ed è quindi naturale farlo capire senza tante storie!